Finanza da legare. Manifesto degli economisti sgomenti.
Armanda Cetrulo, Matteo Lucchese 14 luglio 2011 | Sezione: Capitali.
Con Finanza da legare, traduzione italiana del Manifeste d’économistes atterrés, Sbilanciamoci.info inaugura la collana ebook Sbilibri. Nella prima uscita un gruppo di economisti francesi legge la fase attuale http://atterres.org.
Finanza da legare è il primo di una serie di e-book che Sbilanciamoci.info vuole lanciare per offrire nuovi strumenti di analisi critica dell’economia e nuove proposte su come può essere cambiata. È la traduzione del Manifeste d’économistes atterrés (Les liens qui libèrent), pubblicato nel novembre 2010 in Francia per iniziativa di un gruppo di “economisti sgomenti” di fronte all’incapacità dell’Europa di affrontare la crisi e mettere sotto controllo la finanza che l’ha provocata.
Il Manifesto – che ha raccolto l’adesione di oltre 700 economisti francesi e vasti consensi in altri paesi europei – è un atto d’accusa contro la politica economica dell’Europa, che non ha messo in discussione il dominio della finanza sull’economia reale, continua a seguire le prescrizioni neoliberiste e scarica gli effetti della crisi sulla riduzione della sfera pubblica, con l’effetto di prolungare la recessione e aggravare le disuguaglianze e le ingiustizie sociali.
Il punto di partenza del Manifesto è la denuncia di dieci “false certezze” che condizionano l’azione politica dell’Unione europea e dei governi nazionali. Tra queste, l’idea che i mercati finanziari siano efficienti e capaci di sostenere la crescita, che spesa e debito pubblico siano responsabili della crisi attuale e che la via d’uscita passi per una loro riduzione che “rassicuri” la finanza globale sulla solidità dell’Europa. Idee che hanno mostrato, soprattutto a partire dalla crisi del 2008, la loro mancanza di fondamento e la loro natura ideologica, e che si sono rivelate fallimentari per le politiche europee.
Negli ultimi mesi, l’aggravarsi della crisi finanziaria della Grecia e di altri paesi della periferia dell’Europa ha reso ancora più urgente un cambio di direzione nella politica europea.
La Grecia, non certo esente da colpe pregresse, è chiamata ad affrontare l’emergenza del debito pubblico – largamente detenuto da banche tedesche e francesi – attraverso gravi tagli di bilancio, esasperando la popolazione con forti riduzioni della spesa sociale e drastici tagli ai dipendenti pubblici. Stesso destino accomuna il Portogallo, anch’esso stretto dalle misure previste dall’intervento di “salvataggio” di Unione europea e Fondo monetario. Irlanda e Spagna sono travolte da analoghe crisi, con drastiche riduzioni della spesa pubblica e prospettive di recessione dietro l’angolo. Fuori dall’euro, ma al centro della finanza internazionale, la Gran Bretagna ridisegna il suo bilancio con una stretta sui dipendenti pubblici più dura di quella imposta trent’anni fa dal governo di Margaret Thatcher.
La pressione della finanza è ora sull’Italia. L’attacco della speculazione del luglio 2011 ha rivelato la fragilità della nostra classe politica, prima ancora che della nostra economia. Si sente aria di rassegnazione di fronte alla manovra correttiva di 60, 70 miliardi che nei prossimi anni imporrà sacrifici aggiuntivi al paese. C’è chi la chiama cura, e invece è l’ennesimo colpo inferto alle prospettive di crescita di un paese che fa fatica a rialzarsi. Rassicureremo i mercati al costo di qualche decina di milioni di euro e di un distacco tra la politica dei palazzi e il paese reale che si fa ogni giorno più marcato. Ci rialzeremo più lentamente di altri, perché la latitanza del governo italiano sul fronte delle strategie di sviluppo è più forte che altrove, e i tagli realizzati continuano a colpire l’investimento sul futuro, la scuola, l’università, la ricerca, l’innovazione.
In questo scenario, l’Europa potrebbe fare scelte diverse. Potrebbe aprire una nuova fase di sviluppo che ridimensioni il ruolo della finanza nella politica economica e imponga una nuova direzione al processo di integrazione europea, temi al centro del dibattito sulla “rotta d’Europa” lanciato a luglio 2011 da sbilanciamoci.info e dal quotidiano il manifesto. Per il Manifeste d’économistes atterrés l’integrazione europea deve appartenere ai cittadini, anziché a politici e tecnocrati. “Legare la finanza” appare il primo passo per una strategia economica e sociale che ridefinisca gli obiettivi dello sviluppo, aumenti la partecipazione dei cittadini alle decisioni e legittimi dal basso la costruzione europea.
Le alternative ci sono. Il Manifesto francese propone ventidue iniziative che sono alla base di un disegno economico alternativo e progressista: la riduzione del peso della finanza nelle scelte politiche, la stabilità delle protezioni sociali e della spesa pubblica, la riduzione delle disuguaglianze all’interno dell’Unione, un maggior coordinamento sovranazionale. Un programma complesso, ma necessario, per un rilancio dell’Europa.
Quella del Manifeste d’économistes atterrés non è l’unica voce che chiede politiche economiche diverse, un modello alternativo a quello neoliberista. Il capitolo di Andrea Baranes in questo e-book integra le analisi degli “economisti sgomenti” con una rassegna delle campagne e iniziative che la società civile europea e internazionale ha realizzato in questi anni per costruire un’economia diversa, riformare i mercati finanziari e ridurre il ruolo della finanza nelle scelte economiche e sociali. Molte sono le proposte concrete fin qui avanzate: la tassa sulle transazioni finanziarie, i controlli sui movimenti di capitale, l’armonizzazione fiscale a livello europeo, l’eliminazione dei paradisi fiscali, una nuova architettura per il sistema finanziario globale, lo sviluppo della finanza etica.
Un piccolo glossario sulle “parole difficili” della finanza chiude questo e-book. Vincenzo Comito ne ha curato la stesura.
La ricerca di alternative all’economia e alle politiche dominanti è da anni al centro del lavoro di Sbilanciamoci. La Campagna Sbilanciamoci, che da dodici anni riunisce 48 associazioni della società civile, presenta ogni anno la “Controfinanziaria”, con proposte su come usare la spesa pubblica per la società, i diritti, l’ambiente, la pace. La “Controcernobbio” – un meeting annuale alternativo a quello dell’élite italiana a Cernobbio – mette a confronto le esperienze migliori per costruire un’economia diversa. I rapporti sulla qualità regionale dello sviluppo (Quars) documentano il benessere nelle regioni italiane. Il libro bianco sulla Cooperazione allo sviluppo propone un ruolo internazionale diverso per il nostro paese.
Il sito di informazione economica Sbilanciamoci.info produce una newsletter settimanale con articoli sull’attualità economica e politica e le alternative possibili. Ha pubblicato nel 2010 il volume Dopo la crisi. Proposte per una economia sostenibile (a cura di Andrew Watt, Andreas Botsch e Roberta Carlini, Edizioni dell’Asino) con contributi di trenta economisti americani, europei e italiani sulle politiche concrete per uscire dalla crisi provocata dalla finanza. Di fronte alla crisi della maggiore impresa italiana – la Fiat – Sbilanciamoci ha realizzato con il manifesto nel gennaio 2011 lo speciale “Grosso guaio a Mirafiori” con analisi e proposte sul futuro industriale dell’Italia. Tutti questi materiali si possono scaricare gratuitamente dai siti www.sbilanciamoci.org e www.sbilanciamoci.info. Una scheda completa sulle attività di Sbilanciamoci è alla fine di questo e-book.
Per la realizzazione di questo e-book ringraziamo Philippe Askenazy, uno dei promotori del Manifeste d’économistes atterrés, che ha accolto la nostra proposta di traduzione italiana, suggerita inizialmente da Vincenzo Comito. Armanda Cetrulo ha realizzato la traduzione e Matteo Lucchese ha curato il volume. Ringraziamo Roberta Carlini, Giulio Marcon, Mario Pianta, Cristina Povoledo e Guglielmo Ragozzino per i loro suggerimenti. Javier Cabrera, Arnaldo Filippini e Antonella Licitra, del gruppo AnAlphabet, hanno realizzato il progetto grafico e l’impaginazione del volume.
Il testo completo in addetto